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iv - commentari della storia di napoli 225


cannone e lentamente, ed erasi giá quasi resa. Le truppe delle tartane giá pronte a sbarcare, levossi il vento dell’alba; la corrente spinge la flottiglia alle artiglierie nemiche, che la avrebbero distrutta, se, abbandonando l’impresa e perdendo il frutto di tanto sangue e di tanta speranza, non si fosse affrettata a prendere il largo per ritirarsi.

Tuttavia il valore e il disegno di nuova impresa attira le laudi del governo. Danno alle vedove de’ marinai, morti nella battaglia, cinquanta ducati per una e la paga stessa de’ mariti, i figli riguardati come prediletti della patria. Ordinasi convito in piazza, perché tutti quei che si trovavano nella zuffa v’intervenissero.

Ma gli animi erano tutti in aspettativa per la truppa di terra. Speranze d’ambi i partiti, e ingiurie. Unioni de’ realisti nelle campagne o in case di solitudine bucinavano contro a’ giacobini: discoli e spender tutto in bordelli, servi de’ francesi: ov’è religione? Presto Ruffo, presti turco-russi. Schipani sconfitto, agli altri pronto il supplicio. Ma i patriotti insolentemente gente bassa chiamavano; schiavi; tutti pezzenti. Letterati, clero, nobiltá, fiore dei cittadini erano del loro partito, fuori che pochi nobili, schiavi del re. Generositá de’ liberi avere lasciata la vita, ma ponessero mente pronte le forche. Non prestassero fede alle spie siciliane. Se forzavano di venire al sangue per consolidare la libertá, non mancherebbe di Robespierro. Poi vantavano loro truppe, avere elle forte combattuto con quei ladroni degni discepoli di Ruffo. Matera, discepolo francese, in Avellino: alterigia e lusso nimicarolsi popolo e soldati. Spanò, in Nocera, moderato, facevasi partito. Esplorato il nemico del numero e della posizione, ne scrisse a Manthoné. Era sbarcato di fresco a Salerno il reggimento Valdemone e compagnie degli esteri venute da Palermo. Murano la porta di Salerno verso Napoli, per aspre strade di montagne fra la Cava e Cetara vanno nella valle tra San Severino e Montuori a poche miglia d’Avellino, campo di Ruffo. Un Costantino Papa capitana i sollevati di Montefusco; recluta soldati disertori e spese, e conduce seimila all’antico comandante delle bande di Montuori. Soldati