Pagina:Foscolo, Ugo – Prose, Vol. II, 1913 – BEIC 1823663.djvu/223


iv - commentari della storia di napoli 217


la partenza, marciò su Castellamare e Salerno la mattina de’ 4 maggio, ruppe i sollevati, [fece] trecento prigionieri, fugò sulle navi gl’inglesi, riprese il Castello, domò Salerno, distrusse Cetara, e la sera tornò a Napoli, recando in dono alla guardia nazionale tre bandiere riportate e i prigionieri. Pubblicò suo accampamento a Caserta, e voleva quindi relazione di quanto di dí in dí avveniva. Partí, lasciando a Sant’Elmo mille soldati col capo brigata Méjean, duemila a Capua col generale Girardon, settecento a Gaeta, e con Abrial e gli ospedali partí.

Prete Pronio e fra Diavolo ardirono fra le montagne d’Itri e Fondi d’azzuffarsi con Macdonald, ma sconfitti, e tutti i paesi, che avean prese le armi, spogliati ed arsi: pretesto ed ésca ai saccheggi, onde poi cosí licenziosa divenne quell’armata, e fu il flagello della Lombardia e la totale rovina di quella campagna. De’ quali diremo nei Commentari cisalpini. Gioia indicibile a’ patriotti fu questa partenza: clamori, libelli, giornali, antiche glorie, sprone per le presenti. Ruffo capo di pochi sbanditi, flotta gallispana a vista di Genova, donne arringavano, teatri republicani, eroi di Grecia e di Roma portati ad imitazione; molte societá patriottiche e la societá filantropica, predicando per le piazze e le taverne e affratellandosi alla plebe. Michelangelo Ciccone volgarizzò il Vangelo, accomodando i dogmi alla democrazia. Parrochi ed altri ecclesiastici obbligati alla stessa cosa. Piú di tutti Belloni, francescano bolognese, in piazza predica con profitto al popolo. L’arcivescovo settuagenario incoraggiava col suo esempio il clero. Negò assoluzione a’ nemici del governo ed a’ macchinatori della sua rovina, fuorché in punto di morte, o se non rivelavano congiure ed armi. Diresse pastorale a tutto il regno come primate, smentí Ruffo, dichiarandolo scellerato, scomunicò lui e i suoi seguaci. Cosí fecero il vescovo di Vico e quello della Torre. I devoti, benché in ambiguo, anteponevano al Ruffo l’arcivescovo per la sua giurisdizione e fama di santitá.

Trovò la societá degli Amici delle leggi giunta ad ottomila membri. Sorvegliava il governo, spregiava i giá ligi de’ francesi; doversi escludere da cariche. Propose commissione censoria, tutti gli impiegati esaminarsi, rimuoversi i tristi, onde il governo