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iii - frammenti su lucrezio 203


io stimo, dalle viscere della filosofía quella sentenza di Sallustio, che assegna per principale cagione della guerra catilinaria la pace e le ricchezze. «Caeterum iuventus pleraque, sed maxume nobilium, Catilinae incoeptis favebat: quibus in otio vel magnifice vel molliter [vivere] copia erat, incerta pro certis, bellum quatti pacem malebant».

Dissento perciò dalla opinione di quel sommo filosofo, che morí nell’anno appunto in ch’io nasceva, il quale crede che l’uomo sia posseduto dalla forza d’inerzia ed inclinato piú allo starsi che al fare. Ma io, esaminando le mie azioni e quelle degli uomini, e le piú naturali, ho trovato che si cercano spesso dolori per avere poi, sfuggendoli, piacere; e che molti, che pur trovano fatale necessitá il sonno e il mangiare, ove perdano l’appetito e la stanchezza, se ne dolgono, e cercano quasi sproni alla loro natura. E la vita non è che un perpetuo moto; e, dove cessi, cessa la vita. E l’universo tutto è moto, il quale moto è governato dalla forza; e queste due sono le suste che fanno operare la universale macchina delle cose.

Volevano in questi miei tempi molti uomini svellere da radice la religione, perché la religione aveva sino ad ora favorito la tirannide. E, credendola elemento della tirannide e non della umana natura, s’avvisarono che lá fosse repubblica dove [non] fosse religione. Ma quanto costoro s’ingannassero, lo disse l’esperienza di due soli anni: e furono, e in Francia, donde sorse questa pianta, e in Italia, dove pure stese qualche radice, forzati a ricovrare quella religione che volevano prima esiliare; e questo serví anche di alimento alla tirannide, che ora è ne’ Cesari, e che presto andrá agli Ottaviani ed a’ Neroni. Origine fu, questa matta persecuzione contro la religione, e della credenza che il popolo maggiormente le presta (poiché così si sono verificati i vaticini de’ profeti di Roma), e del favore con cui la tirannide, che restituí la religione, fu accoltanota. E se, mai venisse giorno di libertá e di possanza per

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  1. E, quand’anche si dovesse del tutto svellere ogni religione (la quale cosa parmi provata assurda), non doveano essi usare della violenza, ma della tolleranza, piú