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174 v - scritti e frammenti vari


Ma tu, chiunque tu sia, beato mortale che l’hai còlto, inginòcchiati meco dinanzi la madre natura.

O natura! accogli quest’inno de’ tuoi figli. I mortali dovrebbero maledirti e renderti questa vita. Pianto, speranza, terrore e morte, ecco i nostri elementi. Ma tu hai creato la Bellezza! E noi, adorandola, ti rendiamo grazie anche per i nostri mali.

La preghiera è fatta.

Ora lasciati pregare e persuadere anche tu, mia fanciulla. Il bello è sì raro! Tu saresti ingrata con la natura, se non ne distribuissi a que’ mortali, che, piacendoti, acquistano il diritto di possederlo.

A questo proposito mi ricordo che Temira mi diceva sovente: — Io faccio felici gli uomini per quattro motivi:

per bisogno,
per dovere,
per capriccio,
per compassione. —

Ma a quest’ora il regno di Temira è finito. Il tempo ha sfogliato le rose della bellezza. Ella, o Psiche, ti cede il loco.


Temira! il tuo regno è finito; ma io... e non so di che amore... ma io t’amo ancora.

Il mio amore non è certo platonico.

Non è l’amore dei baci.

Non è sentimentale.

Non è di desiderio.

Non è di speranza.

Non è di gelosia.

Non è di ambizione.

Non per costume.