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delle ultime lettere di iacopo ortis 165


dannoso a piú numero di giovani. L’Ortis, perché è giornaliera espressione di dolore sentito, esulcererá a gradi ne’ ripostigli le piaghe di quelli che si trovano dotati di tempra non disuguale e in pari tempo e in pari stato di cuore; e li seconderá a riflettere con dolore su la nullitá della vita e a volerla fuggire. I giovani atti a queste riflessioni, benché siano in minor numero, sono i piú utili al mondo. Ne’ primi tempi che l’Ortis fu pubblicato, il celebre Cesarotti scrisse due lettere, di cui abbiamo gli originali sott’occhio1; e ne ricopieremo puntualmente gli squarci che si conformano a quanto s’è detto. «Vado leggendo interrottamente l’Ortis... Ho bisogno di respirar tratto tratto, per non restar oppresso dal cumulo d’idee, di fantasmi e d’affetti, co’ quali m’ha posto assedio al cuore e allo spirito»... «Dell’Ortis non ho voglia di parlare. Non dirò che due parole. Questa è un’opera scritta da un genio in accesso di febbre maligna, d’una sublimitá micidiale e d’un’eccellenza venefica. Veggo pur troppo ch’è l’opera del cuore di chi la scrisse, e ciò appunto mi duol di piú, perché temo ch’ei ci abbia dentro un mal canceroso e incurabile». Or, da che non è oggimai possibile di abolire un romanzo tante volte stampato, e del quale molti vorranno imitare i pregi letterari e i difetti, e perché inoltre è uno de’ rari libri ne’ quali si può osservare l’ingegno d’un autore giovane e insieme il cuore infermo dell’uomo, abbiamo stimato di ristamparlo correttamente, di raccogliere ed ordinare con diligenza i pareri de’ critici, e di accompagnarlo d’un contraveleno a prò della gioventú.

  1. L’una è in data di Padova, 11 dicembre 1802; l’altra, 7 maggio 1803.