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avvegga; non può essere debilitata che a poco a poco: quindi quell’ondeggiamento perpetuo fra la ragione e le passioni, che si conserva in lei sino all’ultimo punto dell’agonia. La ostinata costanza dell’Ortis ci moverebbe solamente a stupore, se non la vedessimo ritentata, e in frangenti d’esser smossa, e da tutti i desidèri dell’uomo e dal dolore delle persone che egli condanna al lutto: ed ei ne sente il delitto, e presente insieme i delitti a’ quali le speranze, continuando a vivere seco, lo potrebbero strascinare. La notte precedente alla notte del suicidio, egli, scrivendo a Teresa, «tornava a piangere ed a tremare», e grida sdegnato e avvilito: «La sorgente delle lagrime è in me dunque inesausta?». Werther sente condensato il dolore di tutto quello che perde, e non può vedere che la propria sciagura. Ma l’altro ha tempo di rivedere ad una ad una, e quanto piú s’avvicina alla morte tanto piú amaramente, le cose ch’ei lascia, e tanto piú vorrebbe che non gli paressero belle. Forse è osservato da pochi (perché, come s’è detto, tutta la narrazione degli ultimi venti giorni della lotta dell’Ortis con la morte non è accompagnata da riflessioni che guidino chi legge), non però è meno profondo quel tratto, perché è cavato dalle viscere dell’uomo morente, quand’ei, verso sera e poche ore innanzi di uccidersi, «soffermandosi alzò gli occhi al cielo e, dopo alcun tempo, proruppe guardandomi: — Pare anche a te che oggi la luce sia piú bella che mai?». — Bensí la lotta d’un’anima vigorosa, che non può vincere né vuol cedere, si vede piú manifesta in que’ fogli trovati sul tavolino dell’Ortis, ne’ quali non ha mai potuto continuare di scrivere a sua madre, e lasciano conoscere com’ei portò sotterra i rimorsi, che gli si accrebbero l’ultima volta ch’esso la vide 1. «La Natura ha tessuto di rimorsi figliali, di materni presentimenti, di secreto violentemente dissimulato, d’incerto silenzio, di religione, di momentanea rassegnazione e di crepacuore perpetuo la scena della visita e del congedo dell’Ortis in casa di sua madre. Non si può raffrontarla a nessun’altra, da conoscere se sia ordita o esposta meglio o peggio: non è imitazione; è avvenimento che affligge tutte le famiglie alla lor volta; però a chiunque ha viscere di figlio sgorgano spontanee le lagrime. Non pare scritta, e chi v’assiste non sa d’esser illuso, né chiamato

  1. Da queste sino alle virgolette seguenti abbiamo ricavato il parallello tra le due scene dal Trattato del signor Greenfeld, su la influenza della letteratura moderna nelle belle arti, libro II.