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delle ultime lettere di iacopo ortis 141


il rimorso e la compassione l’aveano distolto da baciare Teresa, ch’ei trovò addormentata1; e la sera ch’ei la baciò, quest’azione, anziché essere distolta, fu provocata da discorsi delicati e innocenti sull’amore purissimo del Petrarca2. L’amore nell’Ortis è malattia, di cui egli s’avvede sin da principio, e la nutre da sé come diversione di piú dure passioni, le quali, esacerbandogli l’anima di rabbia impotente, che lo avvilisce davanti a sé, non gli lasciano nessuna speranza di soddisfarle, e quindi nessun alimento alla vita. Ama una fanciulla, la quale, con le virtú angeliche ch’ei vede in essa e con le secrete illusioni di felicitá che adulano ogni uomo sciaguratissimo, gli presta dolcezza di sensi e coraggio da non precipitarsi verso il sepolcro. Ma non sí tosto s’accerta che Teresa è moglie d’altri, e ch’ei deve o perdere la dolcezza di quell’amore, o temere di non essere piú riamato da lei, o in ogni modo non amar che una adultera, delibera di morire. E ne’ diciotto o venti giorni, che si frappongono dal decreto all’esecuzione del suicidio 3, la sua passione lo tenta alle volte a feroci proponimenti, sino ad indurre la giovane donna al suicidio, o a trucidarle il marito4. Tale (si perdoni la frase al bisogno) è la razza primitiva dell’anima di quell’individuo, che gl’ingeniti moti di amor proprio e di compassione de’ mali altrui, le idee acquisite dalla societá e dalle lettere, i sensi d’amore ispiratigli dalla bellezza e dalla virtú, pigliano nella sua fantasia uno spirito or generoso che lo innalza sopra la comune degli uomini, or una attivitá violenta al pari del suo carattere: cosí che, s’ei non ne fosse dissuaso dal sentimento perpetuo ch’egli ha della vanitá della vita, le sue passioni lo costringerebbero alle azioni prodotte dal furore amoroso e dalla gelosia ne’ selvaggi. Il giovane Werther è carattere della stessa specie, e di razza anch’ei primitiva: non però «è fuso — come l’autore della sovra cennata ipotesi disse elegantemente — per autoritá della natura senza concorso d’arte umana nella medesima stampa». Ben la natura n’ha piena autoritá; e forse cosí ha fatto spesso, e fa. Ma ne’ loro libri Werther e l’Ortis sono individui tanto diversi fra loro, quanto la specie, comune ad entrambi, è diversa dalle tante altre specie, o piú generose o piú vili, le quali compongono il ge-

  1. Lettera 12 maggio [i, 304 5].
  2. Lettera 14 maggio [ii, 309].
  3. Dal giorno 5 al 25 marzo.
  4. Lettera a Lorenzo [ii, 53, e cfr. ne’frammenti, p. 46].