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delle ultime lettere di iacopo ortis 131


corse, oltre a quelle dell’Ortis, dell’altre lettere scritte da que’ personaggi, sarebbe stato disonestá il pubblicarle, e maggiore disonestá il foggiarne delle verosimili; da che molte persone, a cui que’ fatti non erano al tutto ignoti, le avrebbero tenute per vere. L’altra: che il libro è intitolato Ultime lettere di Iacopo Ortis, le quali non hanno altro scopo se non questo unico, di far penetrare i lettori nell’anima d’un suicida; e però i personaggi accessori parlano e agiscono quanto basta all’intento. La terza: che di que’ personaggi i caratteri sono distinti in guisa che si può non solo discernere da quali interessi ciascuno è mosso, ma con che indole d’animo, e con quanto calcolo, e con quanta passione. Il signor T***, benché sia ingiustamente severo con la sua figlia, muove a stimarlo e ad averne pietá, sí per le sue circostanze domestiche e i pericoli politici, che lo costringono ad imparentarsi ad un uomo potente, e sí per l’amorosa compassione ch’egli ha per Teresa, e per la leale fiducia con la quale ha sempre trattato l’Ortis. Odoardo non commette ingiustizia veruna, e dovrebbe ispirarci pietá, perché si direbbe ch’ei, senza averla mai meritata, abbia contro di sé l’avversione di tutti; e nondimeno ci muove a sdegno per la fredda inflessibilitá con che persiste ad ammogliarsi a una fanciulla la quale non pare creata per lui. La madre di Iacopo non è che madre e cristiana; ma tale, che, dov’ella nell’ultime scene si lascia vedere per quell’unica volta, apre il cuore de’ lettori a sensi di compassione, tutti nuovi fino allora in quel libro. Se non che forse questi caratteri saranno stati dal piú al meno un po’ travisati. L’unico che si possa dire ritratto dal vivo è di certo il protagonista. E l’autore merita lode, non per l’arte con che, da quanto abbiamo considerato sin qui, si potrebbe credere ch’egli avesse tessuto il romanzo; bensí per avere copiato con esattezza o da se stesso o da qualche altro individuo un carattere d’uomo, che, quantunque non s’incontri frequentemente, si confessa a ogni modo che è carattere vero, e de’ nostri tempi, e creato dalla natura: e l’autore, col solo copiarlo, ha ricavato, e spesso fuor d’intenzione, molti effetti, che poi, ragionandovi sopra, si stimano frutto delle meditazioni dell’arte. Ma l’arte avrebbe scelto lavoro diverso, perché sarebbesi accorta che, oltre alle colpe in cui l’autore è caduto nell’esecuzione, vi sono degl’inconvenienti inerenti al soggetto ed inevitabili, e insieme certa qualitá di bellezze, delle quali l’arte non avrebbe potuto giovarsi, o non si sarebbe forse attentata.