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con la sola lingua che aveano succhiata col latte e che, essendo la sola a cui s’erano applicati, non potevano imbarbarirla e se ne giovavano da padroni: poi non si curavano d’altro. Oggi invece ogni scrittore si crede obbligato di percorrere la storia e la letteratura di tutti i secoli scorsi, d’ogni paese e di tutte le lingue contemporanee; la vanitá, mista all’impossibilitá di riescire, n’induce a mostrare di sapere quello che non sappiamo; le molte letture ci logorano l’intelletto; il nostro giudizio si affila tanto, che finalmente si spezza; lambicchiamo, anche ne’ romanzi, il perché d’ogni cosa; e, invece d’imitare l’oggetto tal quale la madre natura lo ha creato per gli occhi dell’uomo, tentiamo tutti i mezzi di guastarne la forma per arrivarne sino al midollo1: così ne’ romanzi i pensieri diventano or minutissimi, impercettibili, or generali e trascendentali, e vestiamo d’erudizione e di rettorica e di psicologia il racconto e i caratteri de’ nostri protagonisti. Si descrivono gli oggetti, non con gli alletti che hanno prodotto in noi, e ne’ gradi che possono produrre secondo la loro natura, bensí esagerandoli, affinché i lettori, infastiditi d’indigestione di libri, ne siano, volere e non volere, potere e non potere, commossi; si mendica l’entusiasmo nelle interiezioni e perfino ne’ punti ammirativi, e la morale filosofia nelle nuove nomenclature e nelle formole matematiche: cosi la «fiamma» risolvesi in «fumo»2... Pur non è da incolparsi Rousseau, se molti, aspi-

  1. Un pittore, che, per emulare Michelangiolo, aveva fatto tante notomie sovra i corpi morti da sfidarne un dottore, nominava grecamente a un altro pittore i muscoli tutti e le cartilagini, ecc. — Sta bene — gli fu risposto: — Michelangiolo ad ogni modo sa rimpiattare sì laide cosacce a lor luogo; e, non che mostrare ch’ei ne abbia imparato le litanie, coprele di tal fatta, da non lasciar parere ch’ei abbia patito di vederle scarne, fetide, sozze e senza moto o calore, come te le hai vedute tu ne’ cadaveri e le si veggono ne’ quadri. — E fu graziosissima la lezione di lady R*** a quel poeta, che un giorno di crudo verno recitavale al camminetto un suo componimento sovra la rosa.
     La dama sviò gli occhi dal poeta, e li tenne attentissimi sopra il suo sottopiedi di felpa a rabeschi. L’autore si richiamò seco della distrazione. — Che? — gli rispose la dama — non m’avete voi forse fatto venire il capriccio di trovare in questa stagione una rosa? Ma voi me l’avete sminuzzata in tanti petali, e stami, e che so io; poi mandandola al tempio dell’amore universale a celebrare le sue nozze, me l’avete fatta smarrire dagli occhi; e il mio capriccio di vedere una rosa non s’è smarrito: però ne guardo una qui, ricamata come Dio vuole su la felpa verde del mio sottopiedi (Nota dell’articolo inglese).
  2. Di questi discorsi intorno al «calore» e alla «fiamma» si poteva far senza. Gli abbiamo ad ogni modo lasciati in parte come stanno nell’articolo inglese in