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delle ultime lettere di iacopo ortis |
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oratorio; or pedestre, or poetico; e non in parti diverse del libro,
ma nella stessa lettera e pagina; e a lato a un vocabolo recondito dei trecentisti s’incontra un idiotismo de’ fiorentini d’oggi;
e modi danteschi e biblici; senza dire d’infinite frasi di conio dello
scrittore, e de’ periodi spezzati e sprezzatamente disarmonici e
sconnessi per penuria di congiunzioni; così che spesso chi vi togliesse la punteggiatura, penerebbe a raccapezzarne il significato:
insomma è stile, che, come non è fatto sovra ottimi esempli, così
non avrá che pessimi imitatori. Gli avvenimenti tutti, che danno
principio, progresso e catastrofe all’azione, sono sì scarsi e miseri,
che, ove si prescinda dagli episodi, non basterebbero a dar moto
a un cortissimo dramma1; e sono tessuti in guisa che il lettore
li prevede da sé innanzi tratto: difetto capitale d’arte, di cui l’autore o compilatore che sia, il quale pubblicò il libro, s’accorse sì
poco, che l’eroe disperato della prima lettera è pure, né piú né
meno, il disperato dell’ultima; se non che a principio parla, e in
fine opera, ma non sa far altro che uccidersi; e dagli 11 ottobre
1797 a’ 23 marzo 1799 discorre sempre egli solo da farne un volume. È fuor di dubbio che, ove que’ fatti siano realmente accaduti, gli altri pochi personaggi, che sono connessi necessariamente
all’azione, avranno anch’essi esternato l’animo loro e operato secondo i lor propri interessi ed affetti; inoltre dicono e agiscono
poco o nulla, e quel poco unicamente per l’Ortis: e, caso che tutto
fosse invenzione, ognun vede come nel silenzio e nell’inazione di
que’ personaggi, la natura fu assai male imitata. Vero è che Teresa, di sotto al velo virginale dal quale è coperta, si fa scorgere
innamoratissima; e in questa parte sarebbe carattere ben ideato:
se non che vi si sente dell’incoerenza; da che tanto amore può
assai difficilmente associarsi a tanta virtú, sino al sacrificio che
la giovine si mariti ad un uomo «che essa non può amare»2: sacrificio antiveduto da lungo tempo, senza che mai vi sia frapposto
verun tentativo a distorlo; ed è consumato, e il lettore non ode
da quella donzella innamoratissima neppure un sommesso lamento.
- ↑ Infatti un dramma intitolato Iacopo Ortis, che da comici italiani si recita da
qualche anno in qua, è tessuto di avvenimenti che non sono nel libro, e sembrarono
indispensabili a’ comici a non far languire le scene o protrarle, siccome in molti
drammi tedeschi, con le solite meditazioni malinconicamente fredde sopra gli affetti
e le miserie dell’uomo.
- ↑ Lettera 20 novembre [di questa edizione, I, 265].