Pagina:Foscolo, Ugo – Prose, Vol. II, 1913 – BEIC 1823663.djvu/119


delle ultime lettere di iacopo ortis 113


oratorio; or pedestre, or poetico; e non in parti diverse del libro, ma nella stessa lettera e pagina; e a lato a un vocabolo recondito dei trecentisti s’incontra un idiotismo de’ fiorentini d’oggi; e modi danteschi e biblici; senza dire d’infinite frasi di conio dello scrittore, e de’ periodi spezzati e sprezzatamente disarmonici e sconnessi per penuria di congiunzioni; così che spesso chi vi togliesse la punteggiatura, penerebbe a raccapezzarne il significato: insomma è stile, che, come non è fatto sovra ottimi esempli, così non avrá che pessimi imitatori. Gli avvenimenti tutti, che danno principio, progresso e catastrofe all’azione, sono sì scarsi e miseri, che, ove si prescinda dagli episodi, non basterebbero a dar moto a un cortissimo dramma1; e sono tessuti in guisa che il lettore li prevede da sé innanzi tratto: difetto capitale d’arte, di cui l’autore o compilatore che sia, il quale pubblicò il libro, s’accorse sì poco, che l’eroe disperato della prima lettera è pure, né piú né meno, il disperato dell’ultima; se non che a principio parla, e in fine opera, ma non sa far altro che uccidersi; e dagli 11 ottobre 1797 a’ 23 marzo 1799 discorre sempre egli solo da farne un volume. È fuor di dubbio che, ove que’ fatti siano realmente accaduti, gli altri pochi personaggi, che sono connessi necessariamente all’azione, avranno anch’essi esternato l’animo loro e operato secondo i lor propri interessi ed affetti; inoltre dicono e agiscono poco o nulla, e quel poco unicamente per l’Ortis: e, caso che tutto fosse invenzione, ognun vede come nel silenzio e nell’inazione di que’ personaggi, la natura fu assai male imitata. Vero è che Teresa, di sotto al velo virginale dal quale è coperta, si fa scorgere innamoratissima; e in questa parte sarebbe carattere ben ideato: se non che vi si sente dell’incoerenza; da che tanto amore può assai difficilmente associarsi a tanta virtú, sino al sacrificio che la giovine si mariti ad un uomo «che essa non può amare»2: sacrificio antiveduto da lungo tempo, senza che mai vi sia frapposto verun tentativo a distorlo; ed è consumato, e il lettore non ode da quella donzella innamoratissima neppure un sommesso lamento.

  1. Infatti un dramma intitolato Iacopo Ortis, che da comici italiani si recita da qualche anno in qua, è tessuto di avvenimenti che non sono nel libro, e sembrarono indispensabili a’ comici a non far languire le scene o protrarle, siccome in molti drammi tedeschi, con le solite meditazioni malinconicamente fredde sopra gli affetti e le miserie dell’uomo.
  2. Lettera 20 novembre [di questa edizione, I, 265].