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90 ii - ultime lettere di iacopo ortis


padre ch’io vi divenissi moglie: ebbe egli però la onoratezza di allontanarvi da me per non incorrere nella taccia di voler sedurre un giovinetto ancor sotto tutela, tanto piú che l’amministratore delle vostre sostanze era espressamente contrario a tal matrimonio per la povertá della mia dote. Io, benché priva della speranza di essere vostra, ho continuato ad amarvi; ho continuato a scrivervi, quando il tutore vi mandò co’ suoi figli a Firenze sotto pretesto di perfezionarvi nella pittura. Le nostre lettere erano intercette, e, dopo due anni dell’amore il piú ardente, noi ci vedemmo disgiunti per sempre. Frattanto mio padre ammalò — in questo Teresa indirizzò a me il suo discorso: la fanciulletta stava con la bocca socchiusa e gli occhi intenti sul viso animato della sua mamma: — egli mi aveva molto prima proposto il partito di un galantuomo di Padova, il quale, ad onta della sua etá, poich’era di venti anni maggiore di me, aveva tutte le doti di un ottimo marito. Ne ho rifiutato l’offerta, sperando di compensarvi in qualche maniera, negando a tutti ciò che non poteva conservare a voi solo. L’infermitá di mio padre aggravava: la cura, che si prese di lui quell’uomo dabbene che mi aveva chiesta in isposa, quantunque conscio del mio rifiuto e senza pretensione o speranza, andava di giorno in giorno ispirandomi riconoscenza e rispetto. Finalmente mio padre s’avvide che poco ancor gli avanzava di vita, e, vòltosi a me, che stava di e notte appoggiata al suo capezzale — o Lorenzo! ella in ciò dire divenne smorta; la di lei voce andava poco a poco languendo, — tentò di stringermi la mano, e poi mi disse sommessamente: — Domani, e forse anche prima, mia cara figlia, rimarrai orfana senza sostanze e senza amorosa tutela. Tu non hai né padre né madre né marito... La morte non mi addolora...: mi duole soltanto di te... Avvicinati... — egli mi baciò su la guancia. — Almeno ch’io muoia nella consolazione che tu non ti sei mostrata sconoscente con la providenza, che ti presenta uno sposo... Che il cielo ti benedica... — Non l’avresti ubbidito, Odoardo? — Egli si stava muto ed immobile: Teresa mi guardò, quasi rimettendosi al mio giudizio: chinai la testa. Allora Odoardo si avvicinò e le baciò con riverente tenerezza la mano...