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ix - difesa di vincenzo monti 71


XIV

Rispetto alle accuse apposte al Monti quando fu coll’Oliva inviato commissario organizzatore nella Emilia, dirò primamente ch’ei non fu ancora chiamato in giudizio e che, quand’anche lo fosse, non si spetta al privato di sentenziare l’onore de’ cittadini prima del suffragio de’ magistrati. In secondo luogo dirò che, accusato l’Oliva delle stesse colpe, fu dal Gran Consiglio assoluto con decreto che rigettava le prime accuse: lo che, piú che per la reitá, previene per la innocenza del Monti. Mal conosce gli uomini e i tempi chi dalle accuse sparse e non comprovate non travede talvolta l’errore, sovente le passioni e, sempre, la malevolenza dell’accusatore. Aristide fu imputato di ruberia, Focione di tradimento, e Catone ha dovuto scolparsi cinquantatré volte, poiché in corrotta repubblica non si può essere giusti impunemente.

xv

Io frattanto domanderò ai persecutori del Monti: — Perché assalite un uomo che non v’ha offeso? Approfittate voi forse dell’altrui malignitá, onde arricchire il villano commercio dei vostri libelli, denigrando con un tratto di penna la fama de’ vostri concittadini? Ma non v’accorgete che colui, che si compiace delle detrazioni, ne disprezza sempre l’autore? Temete che il Monti occupi que’ posti ai quali aspirate? Ma, s’egli è piú degno di voi, perché rapirlo alla patria? s’egli è men degno, perché non v’appoggiate sui vostri meriti, ma su le sue colpe? Ché, se tentaste di abbatterlo per prevenirne le offese, sareste uomini cattivi, supponendo perfidia in chi non ne ha date mai prove; sareste vili, paventando d’un infelice che, combattuto dal suo rimorso, implora perdono; sareste ingiusti, vendicandovi della semplice