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70 i - scritti vari dal 1796 al 1798


XIII

Né dissimulerò che, avendo il Monti stampata prima a Venezia (mentre ancora Venezia stava) la sua Musogonia, e ristampatala poscia a Milano, insorse chi tacciò lui di doppiezza, propagando alcune strofe di questo canto, che, dove prima nella edizione di Roma encomiavano Francesco secondo, furono dall’autore convertite in elogio di Bonaparte. Ma versi eran quelli che il Monti scrivea contemporaneamente alla cantica Basvilliana, onde intitolarli al conte di Wilseck, che ne lo avea richiesto a motivo di ottenergli dalla corte di Vienna una cattedra nella universitá di Pavia, e cosí trarlo da Roma, ov’ei disgustato se ne stava e tremante. Pentitosi in séguito anche di ciò, interruppe la Musogonia, sopprimendo la edizione che si era fatta del primo canto; ond’è che sfrontatamente si asserisce trovarsi questa tuttora vendibile a Roma. Ben è vero che qualche esemplare, su cui per altro erano cancellate le strofe denunziate, fu imprudentemente affidato a tale, che, trovata l’arte di levare le cancellature, aspettò tempo e luogo per tradire il secreto; di modo che, per iscoprire nel suo nemico un errore novello, costituí se medesimo scellerato. Ma io né devo né voglio trarre a giorno siffatte ribalderie. Questo diritto s’appartiene al solo accusato, nel solo caso che le colpe degli accusatori gli somministrino argomento di difesa: quindi chi accusa, se non è del tutto scevro di taccia, dev’essere per lo meno lontano dal farsi rinfacciare que’ delitti ch’egli denunzia. Dirò, nulla ostante, che questi tratti e questi versi, pubblicati in giorni assai troppo inopportuni, anziché aggravare il Monti, di cui ogni errore di simil genere sfuma rimpetto alla Basvilliana, non servono che a smascherare il livore di tale, che stima generositá il calpestare chi giace.