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ix - difesa di vincenzo monti 65


infelice poeta nella sua malinconica solitudine lungi dagli uomini, ove il merito anziché diminuire accresce gli errori, e dove ognuno esige dagli altri la virtú, di cui egli non è capace.

VII

Sacro alla posteritá è il nome di Lucano, uno di quegli ultimi romani, i quali, per restituire Roma alla libertá, si meritarono da Nerone la morte. Eppure adulatore di questo tiranno fu Lucano, e bassissimo adulatore, non giá per comprarne i favori, ma per assopirlo su la imminente congiura che dovea balzarlo dall’impero dell’universo. Il supplizio di questo poeta giustificollo degli encomi prodigalizzati a Nerone. Ché, se la congiura di Pisone si fosse, come accadde il piú delle volte, o sedata o dispersa, Lucano giungerebbe a’ posteri esecrato, poiché il vulgo giudica sempre le imprese, piú che dallo intento, dalla fortuna. Tacerò dell’Alighieri, che, sentendo piú ch’altri l’onore italiano, lusingò l’orgoglio degl’imperatori, onde liberar la sua patria dalla fraudolenta tirannia de’ pontefici. E tacerò di Niccolò Machiavelli, il quale, meditando lo sterminio della casa dei Medici, dedicava i suoi scritti a Clemente settimo ed a Lorenzo d’Urbino, e ne scopriva la tirannide laudandola. Ne’ secoli corrotti la virtú è sostenuta da’ vizi e il delitto deve spianare la strada alle magnanime imprese. Se dunque Vincenzo Monti usò d’arte contro la forza, se approfittò del suo ingegno per serbar la sua mano a una men incerta vendetta, dovrá per questo essere tacciato per non aver offerto il collo al carnefice in un governo, ove l’avarizia, la libidine, l’adulazione vigevano; ove il popolo dormiva; ove coloro, che ora pel cangiamento delle circostanze lo biasmano di viltá, lo avrebbono allora biasmato di scelleraggine; ove il saggio medesimo avrebbe compianto in lui, anziché il consiglio del forte, il furore del forsennato?