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ix - difesa di vincenzo monti 63


IV

Prima, feroce, universale accusa contro Vincenzo Monti si è la cantica Basvilliana. Inevitabile certo e necessaria fors’anche fu la dittatura di Robespierre, il quale, sacrificando alla libertá, eccitò gli odii antichi e le private vendette, coronò gli scellerati, atterri la innocenza, desolò la Francia, contaminò la libertá ed accrebbe la infamia dell’uman genere. La Francia cancellò quest’epoca dagli annali della sua rivoluzione; e in quest’epoca il Monti imprese la cantica, e dopo quest’epoca la interruppe. V’ha dunque delitto se il poeta con risentiti colori e con fantastiche idee dipinse il regno del Terrore, mentre fu dagli scrittori francesi storicamente presentato alla esecrazione de’ secoli? E se la Francia non se ne offese, s’offenderá ingiustamente la Italia, le cui laudi risuonano in tutti i versi del Monti; il quale italiano si mostrò sempre, ed amatore della sua patria, e propugnatore della di lei verace libertá? D’altronde, come profanò egli la memoria di Basville, se in faccia agli altari della superstizione osò farne un santo, violando i diritti papali e irritando il teologico zelo? Ma si ponga che il poeta abbia adulterata la storia di Francia; si conceda che, per addormentare il furor del pontefice, abbia smentito il carattere di Basville: si vorrá provare, per ciò, che la perfidia piú che il timore ha dettato quel poema, che l’interesse piú che la debolezza lo ha consecrato a’ despoti della Italia, e che Monti ha voluto aizzare la ferocia sacerdotale insultando al cadavere dell’ospite trucidato contro il ius delle genti?

V

Amico intimo di Basville era il Monti. Né in Roma, ove il solo pensiero era delitto, l’adulazione necessitá, lo spionaggio mezzo di ricchezze e di onori, potea quest’amicizia non essere sospetta al pontefice, e non porgere a’ nemici del Monti pretesto