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58 i - scritti vari dal 1796 al 1798


servito il popolo con fedeltá, e se nella loro privata condotta avevano praticato tutti i doveri del padre, del marito, del figlio, dell’amico, del congiunto, ecc. Questo magistrato era istituito per giudicare i gravi delitti e per mantenere i costumi. Atene fu costumata e saggia, e per conseguenza potente e temuta, fino a che Pericle intraprese di indebolire un’autoritá che equiponderava la sua. Sfortunatamente vi riuscí; e quel momento, in cui cessarono questi censori dello Stato e degli individui, segnò l’epoca della decadenza e della ruina d’Atene.

L’areopago s’intrometteva quando il popolo ne’ suoi giudizi e nelle sue elezioni era corrotto o ingannato; e il popolo soffriva di buon grado che l’autoritá di questo corpo, giudice degli immorali, usurpasse in qualche maniera i diritti sovrani per rinforzarli vieppiú. Io rammenterò due tratti di storia spettanti a questo argomento, che si legge presso Demostene (Aringa per la corona). Un cittadino, esiliato d’Atene, osò ricomparirvi. Fu tratto d’innanzi al popolo, che l’assolse a persuasione d’un accreditato oratore. L’areopago, informato dell’affare, chiamò a sé il colpevole, ne fe’ il processo, lo presentò al popolo, e lo fece condannare nuovamente. Un’altra volta, dovendosi mandare i deputati all’assemblea degli anfizioni, fra gli eletti si trovò Eschine, l’oratore di cui la condotta non era la piú illibata. L’areopago, presso di cui i talenti senza probitá erano reputati dannosi, informandosi dei costumi d’Eschine, pronunciò che l’oratore Iperide gli sembrava piú degno di quella onorevole commissione. Ed il popolo nominò Iperide. Se cosí fosse fra noi, un ministro, nominato recentemente per risiedere in estera corte rappresentante della nazione, certo che sarebbe stato all’istante dimesso, senz’altro motivo che quello della sua vita passata.

Ne’ seguenti numeri seguiteremo a parlare dell’areopago, delle istituzioni morali di Licurgo e della censura di Roma.