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vi - manifesto del «genio democratico» 35


alla nostra, ne rileveremo i vantaggi di quelle e di questa, proporremo quelli che si potrebbero addottare da noi nella riforma futura della costituzione e quei difetti che si dovrebbero sradicare; non pretendendo di riferire in ciò che la semplice nostra opinione. E come i fatti istruiscono e appagano, piú che i principi, tutti coloro che non sanno, non possono e non vogliono meditare (i quali formano la pluralitá), cosí noi nell’esame delle antiche costituzioni v’inseriremo i piú celebri di storia, specialmente riguardante le vite degli illustri repubblicani.

A questo articolo stesso appartiene l’istruzione sopra i costumi. «Quid leges sine moribus?». Si predica sempre questa semplice veritá; non la si applica mai. Parve che i nostri giornalisti abbiano avuto in mira questa istruzione, quando, convertendo i scritti consacrati alla popolare istruzione in altrettanti libelli, tentarono d’infamare i cittadini, accusandoli scioccamente e perfidamente, in modo che si toglieva l’onore senza scoprir la veritá e senza punire il preteso reo per mezzo di tribunali. Quando Atene ammise questa sorta di satire su la scena, fomentò le divisioni, vendè l’onore a vil prezzo, perché non puniva chi con un tratto di penna segnava d’infamia i Socrati ed i Focioni, e perdé dopo non molto la sua libertá. Diverso dal praticato sará il nostro sistema. Parleremo in generale dei costumi delle antiche repubbliche e de’ costumi della nostra. E se proveremo che la libertá degli antichi ebbe origine e sostentamento piú dalle buone usanze che dalle buone leggi, noi vedremo per conseguenza che non avrem mai libertá sino che la nostra patria non sará purgata da quegli uomini e da quei vizi che la appestano e che la strascinano alla totale dissoluzione.

Resta a parlare del quarto articolo, spettante alla bibliografia. Vano sarebbe il ridire quanto influiscano i lumi e gli ingegni alla libertá, e quanto la stampa influisca ai lumi e agl’ingegni. E’ pare che dopo la Rivoluzione l’arte tipografica e libraria siano decadute in Italia; e, dove prima i piú grandi italiani presentavano in tutti i generi i capilavori delle scienze e dell’arti, si siano adesso e stampatori e librai ristretti a negoziare di giornaletti, di carte efimere, di libelli e di satire fescenine. Anziché