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30 i - scritti vari dal 1796 al 1798


Canto primo. Appena la Libertá s’erge sulle vette delle Alpi minacciando i tiranni, l’ombra di Tullio, sorta dalla sua tomba, muove incontro alla dea. Piange sulle sciagure e sul vitupèro di Roma pontificia, e s’avvia negli Elisi rassicurato da Libertá che per opera di Bonaparte sará alla sua patria restituito l’antico valore e l’antica gloria.

Canto secondo. Le Belle arti, cacciate da Roma, s’incontrano nell’ombra di Tullio che scende agli Elisi. Egli, vaticinando l’imminente sterminio della tirannide sacerdotale, le racconsola e le rianima a tesser inni e ad innalzar simulacri alla Libertá. Giunta frattanto l’ombra agli Elisi, gli eroi romani le si affollano intorno. Ella gli invita ad accorrere ai sette colli, ove l’ombra di Basville si aggira ferocemente.

Canto terzo. Gli eroi romani si adunano intorno allo spettro di Basville. Egli tesse la storia della sua morte. Calano le ombre di Omolate e Filace, e giurano vendetta al tradito francese. Egli entra furibondo nel dirupato tempio di Giano, minacciando da un adito cupo il sacerdote di Roma.

Canto quarto. Omolate presenta in sogno a Roma uno specchio sulla vòlta dei cieli, ove si riflettono le gesta degli eroi. La Gloria, attenta sullo specchio, segna i nomi illustri e le grandi azioni con uno stile adamantino sovra tavolette di piropo, e le consegna all’Eternitá. Ivi appaiono le fatiche e le vittorie dei francesi, che, superando il gelo delle Alpi, abbattono le falangi austro-sarde. Quindi si scorge Oneglia in fiamme, e le legioni repubblicane che vincono i confini nizzardi. Si mostra di lí a poco nello specchio il genio del filosofo Beccaria. Allora la visione si disegna in un vortice di luce.

Canto quinto. Risorge in Roma l’antica virtú per le visioni dello specchio celeste. Filace le espone l’origine di Libertá, universale governatrice degli elementi e de’ mondi. La terra soltanto, ammorbata dalla regia peste, s’ascose vergognosa e piangente alla dea dell’universo. Sparta, Atene, Roma, appena libere, si videro serve, poiché l’oro e i vizi cangiarono gli eroi in ischiavi. Regnarono sulla patria di Bruto i Tiberi, i Costantini, i barbari ed i pontefici. Filace pinge di questi ultimi le frodi, le