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ultime lettere di jacopo ortis 305


in mezzo al suo seno; sí, sí sotto questa mano, divenuta sacra, ho sentito palpitare il suo cuore. Io respirava gli aneliti della sua bocca socchiusa, io stava per succhiare tutta la voluttá di quelle labbra celesti... Un suo bacio! e avrei benedette le lagrime che da tanto tempo bevo per lei. Ma allora allora io l’ho sentita sospirare fra il sonno: mi sono arretrato, respinto quasi da una mano divina. T’ho insegnato io forse ad amare ed a piangere? E cerchi tu un breve istante di sonno, perché ti ho turbate le tue notti innocenti e tranquille? A questo pensiero me lo sono prostrato davanti immobile immobile, rattenendo il sospiro...; e sono fuggito, per non ridestarla alla vita angosciosa in cui geme. Non si querela, e questo mi strazia ancor piú; ma quel suo viso sempre piú mesto, e quel guardarmi con tanta pietá, e tremare sempre al nome di Odoardo, e sospirare sua madre... Ah! il cielo non ce l’avrebbe conceduta, se non dovesse anch’ella partecipare del dolore. Eterno Iddio! esisti tu per noi mortali, o sei tu padre snaturato verso le tue creature?

So che, quando hai mandato su la terra la virtú, tua figliuola primogenita, le hai dato per guida la sventura. Ma perché poi lasciasti la giovinezza e la beltá cosí deboli da non poter sostenere le discipline di sí austera istitutrice? In tutte le mie afflizioni ho alzato le braccia sino a te, ma non ho osato né mormorare né piangere: ahi, adesso! E perché farmi conoscere la felicitá, s’io doveva bramarla si fieramente e perderne la speranza per sempre?... Per sempre! No, no, Teresa è mia, tutta; tu me l’hai conceduta, perché mi creasti un cuore capace di amarla immensamente, eternamente.

13 maggio.

S’io fossi pittore! quale ricca materia al mio pennello! L’artista, immerso nella idea deliziosa del bello, addormenta o mitiga almeno tutte le altre passioni. Ma se anche fossi pittore? Ho veduto ne’ pittori e ne’ poeti la bella, e talvolta anche la schietta natura; ma la natura somma, immensa, inimitabile non l’ho veduta dipinta mai. Omero, Dante e Shakespeare, i tre maestri di

U. Foscolo, Prose - I. 20