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ultime lettere di jacopo ortis 301


di amare la virtú e di compiangerla. Voi non mi conoscete; ma io, chiunque voi siate, sono sempre il vostro amico. Non odiate gli uomini prosperi: solamente fuggiteli.

Un giorno forse, un giorno, se questi pochi fogli ch’io dal mio romitorio consacro alle tue disgrazie cadranno sotto gli occhi di colui che, senza avere pietá alla tua bellezza e alla tua gioventú, ti trasse dalla casa paterna e ti rapí il fiore della innocenza, ah sí... egli verserá fra i rimorsi una lagrima su la tua virtú che, pur troppo! ti ha ridotta piú misera. E che può mai la virtú, quando il destino domanda la vittima? — Ma tu no, Lauretta, benché la tua smarrita ragione abbia abbandonato il tuo cuore, tu non amerai piú l’uomo che ti ha tradito. Nella tua umiliazione, sdegnerai di essere sollevata da quella mano che ti ha guidato su la via del dolore. I suoi benefici potrebbero insanguinarti piú de’ suoi delitti. L’unico che ti potea consolare era Eugenio...; ma Eugenio...

4 maggio.

Hai tu veduto dopo i giorni della tempesta prorompere fra Lauree nuvole dell’oriente il vivo raggio del sole e riconsolar la natura? Tale per me è la vista di costei. Discaccio i miei desidèri, condanno le mie speranze, piango i miei inganni: no, io non la vedrò piú; io non l’amerò. Odo una voce che mi chiama «traditore»: la voce di suo padre! M’adiro contro me stesso, e sento risorgere nel mio cuore una virtú sanatrice, un pentimento. Eccomi dunque fermo nella mia risoluzione, fermo piú che mai: ma poi? All’apparir del suo volto ritornano le illusioni, e l’anima mia si trasforma, e obblia se medesima e s’imparadisa nella contemplazione della bellezza.

8 maggio.

«Ella non t’ama; e, se pure volesse amarti, nol può». È vero, Lorenzo: ma, s’io consentissi a strapparmi il velo dagli occhi, dovrei subito chiuderli in sonno eterno; poiché, senza questo angelico lume, la vita mi sarebbe terrore, il mondo caos, la