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282 iv - seconda edizione delle


Andava dianzi perdendomi per le campagne, inferraiuolato sino agli occhi, osservando lo squallore della terra tutta sepolta sotto le nevi, senza erba né fronda che attestasse le sue passate dovizie. Né potevano gli occhi miei lungamente fissarsi su le spalle de’ monti, il vertice de’ quali era immerso in una negra nube di gelida nebbia, che piombava ad accrescere il lutto dell’aere freddo ed ottenebrato. E mi parea di veder quelle nevi disciogliersi e precipitare a torrenti, che innondavano il piano, strascinandosi impetuosamente piante, armenti, capanne e sterminando in un giorno le fatiche di tanti anni e le speranze di tante famiglie. Trapelava di quando in quando un raggio di sole, che, quantunque restasse poi vinto dalla caligine, lasciava pur divedere che sua mercé soltanto il mondo non era dominato da una perpetua notte profonda. Ed io, rivolgendomi a quella parte di cielo che albeggiando manteneva ancora le tracce del suo splendore: — O sole — diss’io, — tutto cangia quaggiú! Ma tu giammai, eterna lampa, non ti cangi? mai! Pur verrá giorno che Dio ritirerá il suo sguardo da te, e tu pure cadrai nel vano antico del caos; né piú allora le nubi corteggeranno i tuoi raggi cadenti; né piú l’alba inghirlandata di celesti rose verrá cinta di un tuo raggio su l’oriente ad annunziar che tu sorgi. Godi intanto della tua carriera; l’uomo non gode de’ suoi giorni; e, se talvolta gli è dato di passeggiare per li fiorenti prati d’aprile, dee pur sempre temere l’infocato acre dell’estate e il ghiaccio mortale del verno.

22 gennaio.

Cosí va, caro amico. Stavami al mio focolare, dove alcuni villani de’ contorni s’adunano in cerchio per riscaldarsi, raccontandosi a vicenda le loro novelle e le antiche avventure. Entrò una fanciulla scalza, assiderata, e, voltasi all’ortolano, lo richiese della limosina per la povera vecchia. Mentre ella stava rifocillandosi al fuoco, egli le preparava due fasci di legne e due pani bigi. La villanella se li prese e, salutandoci, se ne andò. Usciva