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ultime lettere di jacopo ortis 263


Piove, grandina, fulmina: penso di rassegnarmi alla necessitá e di profittare di questa giornata d’inferno scrivendoti. Sei o sette giorni addietro, s’è iti in pellegrinaggio. Io ho veduto la natura piú bella che mai. Teresa, suo padre, Odoardo, la piccola Isabellina ed io siamo andati a visitare la casa del Petrarca in Arquá. Arquá è discosto, come tu sai, quattro miglia dalla mia casa; e noi per accorciare il cammino, prendemmo la via dell’erta. S’apriva appena il piú bel giorno d’autunno. Parea che la notte, seguita dalle tenebre e dalle stelle, fuggisse dal sole, che uscía nel suo immenso splendore dalle nubi d’oriente, quasi dominatore dell’universo; e l’universo sorridea. Le nuvole dorate e dipinte a mille colori salivano su la volta del cielo, che tutto sereno mostrava quasi di schiudersi per diffondere sui mortali le cure della divinitá. Io salutava a ogni passo la famiglia de’ fiori e dell’erbe, che a poco a poco alzavano il capo chinato dalla brina. Gli alberi, susurrando soavemente, faceano tremolare contro la luce le gocce trasparenti della rugiada; mentre i venti dell’aurora rasciugavano il soverchio umore alle piante. Avresti udito una solenne armonia spandersi confusamente fra le selve, gli augelli, gli armenti, i fiumi e le fatiche degli uomini; e intanto spirava l’aria profumata dalle esalazioni, che la terra esultante di piacere mandava dalle valli e dai monti al sole, ministro maggiore della natura. Io compiango lo sciagurato che può destarsi muto, freddo, e guardar tanti benefici senza aver gli occhi molli dalle care lagrime della riconoscenza. Allora io ho veduta Teresa nel piú bell’apparato delle sue grazie. Il suo aspetto, per lo piú sparso di una dolce malinconia, si andava animando di una gioia schietta, viva, che le usciva dal cuore; la sua voce era soffocata; i suoi grandi occhi neri, aperti prima nell’estasi, si inumidivano poscia a poco a poco; tutte le sue potenze pareano invase dalla sacra beltá della campagna. In tanta piena di sensazioni, le anime si schiudono per versarle nell’altrui petto: ed ella si volgeva a Odoardo. Eterno Iddio! parea ch’egli andasse tentone fra le tenebre della notte o ne’ deserti abbandonati dal sorriso della natura. Lo lasciò tutto a un tratto, e s’appoggiò al mio braccio, dicendomi... Ma, Lorenzo! per quanto io tenti