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224 iii - scritti vari dal 1799 al 1802


I

Perché da coloro che nelle terre cisalpine tengono la somma delle cose mi venne imposto di laudarti in nome del popolo, e di erigerti, per quanto può la voce di giovine e non affatto libero scrittore, un monumento di riconoscenza che ai posteri attesti «Bonaparte istitutore della repubblica cisalpina», io, quantunque del mio ingegno e dei tempi or licenziosi or tirannici diffidente, ma pieno dell’alto soggetto e del furore di gloria (furore che tutte le sublimi anime hanno comune con te), e infiammato dal patrio amore e dal voto di sacrificarmi alla veritá, volontieri tanta impresa mi assunsi, sperando di trarla almeno in parte al suo fine, non con la disciplina dello stile né con la magnificenza degli encomi, ma liberamente parlando al grandissimo de’ mortali. Ch’io per laudarti non dirò che la veritá; e, per procacciarmi la fede delle nazioni, parlerò come uomo che nulla teme e nulla spera dalla tua possanza, volgendomi a te con la fiducia della mia onestá e della tua virtú, appunto come le dive anime di Catone e di que’ grandi si volgeano alla suprema mente di Giove. E intatta fonte di gloria per te reputo lo scoprirti le piaghe tutte, che, per colpa della fortuna, per la prepotenza e rapacitá della conquista, per l’avarizia ed ignoranza dei governanti, gran tempo affiissero e affliggono or fieramente queste misere province d’Italia; onde, tu risanandole con la forte tua mano, immenso si accresca e non piú veduto splendore al tuo nome.

II

Che s’io ti appello «ricuperator di Tolone», «fulminatore di eserciti», «conquistatore dell’Italia e dell’Egitto», «redentore della Francia», «terror dei tiranni e de’ demagoghi», «Marte di Marengo», «signore della vittoria e della fortuna», «amico