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16 i - scritti vari dal 1796 al 1798


leggi. Un uomo, che dètta a uomini, non giungerá alla perfezione giammai. Io cerco il migliore, e il piú delle volte vi propongo un cattivo rimedio per isfuggire un pessimo danno» (Plato, in Repubblica).

Buttarini... L’oggetto dell’urgenza è di togliere queste ineguaglianze, degne solo dei governi tirannici, ove il popolo è costretto a baciare il flagello de’ ricchi e de’ nobili, perché costoro, onnipotenti per le loro dovizie, violano le leggi, corrompono i magistrati, vantano scelleraggini, che per contratto comprano dal governo.

«Il genio di libertá chiede vittime, e le prime sagrificate deon essere le teste de’ piú potenti. Ov’è ricchezza è vizio, ove è vizio è schiavitú». Cosí dicea Robespierre alla Convenzione nazionale. Io, piú moderato, vi dirò: — Se non volete opprimere i nobili, togliete almeno loro quei mezzi co’ quali essi potrebbero opprimere la repubblica.

VII

Consiglio de’ seniori - sessione del 26 piovoso.

[15 febbraio]

Si legge un altro messaggio del Direttorio, che dá notizia della sommossa seguita in Mantova tra le truppe francesi, che hanno esatto violentemente da quella comune la somma di 400.000 franchi.

«E piú volte le romane legioni, gettando le insegne, maladivano la patria e saccheggiavano le cittá federate: né ciò a torto, poiché gl’imperatori, dilapidando l’erario, abbandonavano le truppe alla fame ed alla disperazione. Aggiungasi l’avarizia de’ capitani, che, per arricchir se medesimi, invitavano la soldatesca all’ammutinamento, facendo poscia morire i capi, onde scolparsi dalla taccia che si meritavano. Ma ciò non avveniva ai tempi di vera libertá. Per maggior nostra vergogna Roma serba il nome ancora di ‘repubblica’ infamandosi coi delitti dei re» (Tacito, Ann., lib. xiii).