Pagina:Foscolo, Ugo – Prose, Vol. I, 1912 – BEIC 1822978.djvu/218

212 iii - scritti vari dal 1799 al 1802


il nemico ad una fuga precipitosa, lasciando sul campo dieci morti e trenta toscani prigionieri, fra i quali un uffiziale ed un cadetto, come pure un centinaio di fucili. Questa piccola lezione non sará inutile, specialmente a persuadere il signor generale Sommariva che l’assenza momentanea dei soldati della repubblica non autorizza i di lui subalterni a violarne il territorio e ad infrangere il diritto delle nazioni, le leggi della guerra, i patti stabiliti ed i principi di fede pubblica.

È osservabile che questo affare fu tra italiani ed italiani. Cinquanta liberi hanno sconfitto duecento schiavi: una delle piú alte prove che il genio di libertá, anche negli infelici tempi, è il padre della vittoria. Or che farebbe l’intera nazione, o quella porzione d’Italia per cui si mostra pure un raggio d’indipendenza? Diretta da un grand’uomo, la nostra patria infelice saprebbe trarsi da quella varia schiavitú, che da tanti secoli ci divora le sostanze, ci prostra il coraggio e ci seppellisce l’ingegno. Ma senza armi nazionali chi oserebbe pretendere libertá?