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154 ii - vera storia di due amanti infelici


La scena diveniva piú placida: Iacopo si pose meno agitato accanto di Teresa, che ripigliò l’arpa fra le mani. Giá il sole era comparso fiammeggiante sull’indorato orizzonte, e d’ora in ora traspariva da alcun leggiadro nuvoletto, che lo velava lievemente, e poscia si disperdeva nell’immensa ampiezza dell’azzurro celeste; i suoi raggi brillavano fra li ondeggianti rami degli arbori; un fresco zeffiro mollemente agitava le fronde ed i fioretti, increspando con grado mormorio le limpide acque de’ ruscelli. Era l’aere sereno, e solo da lungi si vedeva una densa nebbia e de’ neri nugoloni sovrastare alle valli profonde. La benefica natura spirava nelle piante, nei fiori, negli augelli e nei mugghianti armenti la dolce sensazione d’amore.

     L’acque parlan d’amore, e l’aura, e i rami,
     e gli augelletti, e i pesci, e i fiori, e l’erbe!

Il giardino di Teresa presentava tutto l’aspetto soave d’un asilo pacifico e ridente: vi si riconosceva per tutto la mano della natura e la sua maestosa semplicitá. Qui si assidevano in un delizioso raccoglimento, discorrendo tratto tratto or d’un tenero cespuglio, che, stendendo giovani rami e nuove fronde, spuntava allora in un gentile disordine dal seno della verdura, or d’una pallidetta viola, che umile ancora s’ascondea fra foltissime foglie, spargendo l’aria d’un olezzo soave, ora d’una rosa nascente, or d’un pomo caduto, or d’una pianta moribonda e disseccata. Iacopo per altro appena incominciava un qualche spensierato discorso, che lo rompea con un sospiro o lo finiva sul nascere. Ella se ne avvide, e cominciò a suonare alcune ariette graziose. Dopo alcuni tocchi di arpa, egli la pregò vivamente che suonasse la canzonetta «Aura soave e querula» a lui tanto cara, e che dippiú l’accompagnasse colla sua voce che anelava di udire — forse!... per l’ultima volta! — gli dicea. Essa lo compiacque.

È inesprimibile lo sconvolgimento d’affetti, che provavano ambidue. Il canto di Teresa diveniva lento e fioco, e le pendevano le lagrime dagli occhi infiammati; e, quando poi arrivò a quel passo:

          Solo del mio pastor l’ombra pietosa
          verrá gemendo ove il mio cor riposa!

allora Iacopo non frenò piú la smania, l’agitamento e le grida soffocate. Essa taceva e lagrimava; non poteva piú rimettersi