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146 ii - vera storia di due amanti infelici


Lorenzo F. all’amico Angelo.

Dalle rive di*** 20 giugno 179...

Anche un’ora... e perdo forse per sempre la speranza di rivederti. Amico, credi tu che il cielo sia cotanto inquieto di mia sorte, che pur voglia sconvolgere la muta natura a mio favore, ond’io respiri tranquillamente alcun breve giorno di piú? Oh! gl’infelici traggon conforto dal pianto... e dalla morte. L’uomo virtuoso è sempre misero; ma lo scellerato sovente nuota nelle delizie.

I miei feroci padroni vogliono trascinarmi carico di ceppi nel tempestoso oceano: hanno costoro il barbaro piacere d’insultare perfino a’ miei sospiri. Né certo tu stupirai ch’io ti parli di «padroni», io... le di cui fibre, i sentimenti, l’anima, gli aneliti stessi non respirano che libertá. Io schiavo? Fortunato colui che sa esser libero in seno della schiavitú, egli il piú libero di tutti gli uomini. Obbedisce alla ragione, brama niuna cosa e comanda ai propri affetti; e tale io sono, o pur mi lusingo d’esserlo... Approfitto della umanitá che ritrovo nel mio albergatore per iscriverti queste poche linee, che tu riceverai dalla mano di quel vetturino che mi conduce or ora alle carceri di***. Fra poco adunque non vedrò piú quest’aere placido e sereno, e questi colli, e queste frondi solitarie, che offrono all’uomo curvato dalle fatiche il ristoro di amic’ombra ove adagiarsi tranquillamente. Quanti agricoltori, che si credono infelici perché grondanti di sudore su un campo sterile, mi sono oggetto d’invidia. La mia salute è poi vacillante a segno, ch’è un prodigio s’io non soccombo al peso delle mie disavventure.

Addio! Mi ti raccomando le poche mie cosucce ed i miei scritti. Bada bene, per la nostra amicizia te ne scongiuro, che la memoria del caro Iacopo non rimanga inonorata ed estinta. E molte di lui lettere sono stampate: del rimanente ne avrai tu cura, che giá ben sai gli avvenimenti tutti degli ultimi suoi dí.

Dirai alla povera mia Marianna... Eterno Iddio! parmi ancor di vedere il suo pianto, sentir l’ultimo addio e l’estremo suo bacio!... Le dirai... che viva; io ne la prego pel nostro tenero amore, per me stesso, che le fui sí caro, e per i suoi negri occhi,