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140 ii - ultime lettere di iacopo ortis


sue risoluzioni: voleva persuaderlo a partire. Talvolta mi venia in pensiero di scongiurarlo perché non s’arrischiasse a un viaggio, così malato com’era; ma il timore ch’egli mi svelasse la sua passione mi chiudeva la bocca. —

Iacopo intanto s’alzò e le baciò due volte la mano. Scendendo la scala, incontrò la Giovannina, se la strinse al petto e, risalendo, la posò in grembo alla madre: passeggiò per la stanza; poi se ne andò.

Tornato a casa, rimandò il messo, rispondendo a sua madre che domani all’alba partiva. Fece ordinare i cavalli alla posta piú vicina. Prima di coricarsi, scrisse la lettera seguente per Teresa e la consegnò all’ortolano. Sul far del giorno partì.

LETTERA XLV

Ore 9.

Perdonami, Teresa! La mia passione ha funestato i tuoi giorni: ma io fuggirò, poiché la mia lontananza può soltanto rasserenarli.

Vivi felice, e godi almen tu di quella pace ch’io non potrò piú sperare! Che la mia memoria non venga a turbare giammai la tua tranquillitá! Se tu l’esigi, io mi renderò sacro il dovere di non piú scriverti: sepellirò nel mio cuore i miei gemiti, e verserò nella oscuritá della mia solitudine quel pianto che da gran tempo consacro a te sola. Dovunque mi trarranno le mie disavventure, io mi conforterò, dicendo a me stesso: — Sono stato l’amico di Teresa, e sento che il mio cuore è degno di amarla. —

Io non credeva di aver questa costanza... Ti posso lasciare senza morir di dolore a’ tuoi piedi, e non è poco: usiamo di questo momento, finché il cuore mi regge e la ragione non mi abbandona affatto.

Ma la mia anima è tutta sepolta nel solo pensiero di adorarti per sempre; e sará mia unica occupazione il piangere un