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136 ii - ultime lettere di iacopo ortis


LETTERA XLIII

24 maggio.

Bada: per la sacra amicizia, ti scongiuro, taci! quando per altro tu, per salvarmi, non mi avessi a quest’ora perduto. Non so che pensarmi: ella... mi sfugge, ed io temo di trovarmele presso. Talvolta mi conforta a lasciarla per cangiar d’aria, esagerando la mia malattia: pare intanto che mi compianga. Sono stato in questi tre giorni assalito da una febbre leggera, ed ella ne prese gran cura.

LORENZO F.

a chi legge.

Tu forse, o lettore, sei divenuto amico dell’infelice Iacopo, e brami di conoscere tutta la storia della sua passione: onde io, per narrartela, andrò di qui innanzi interrompendo la serie di queste lettere.

Il carattere di Teresa, quantunque meno veemente, era al pari schietto e sensibile e forse più affettuoso di quello di Iacopo. Ella stimava ognor piú il di lui ingegno ed amava il di lui cuore, umano e generoso; ed ei se l’era da prima affezionato piú come ad amica che come ad amante. I loro modi erano semplici ed amichevoli: ella attribuiva il suo contegno passionato al di lui naturale per lo piú mesto; tanto piú che la sua allegria, benché breve e rara, era schietta ed eccessiva. Che se talvolta le pareva di travedere in lui una qualche inclinazione amorosa, la trattava come un sogno della propria fantasia. Amava fedelmente Odoardo, ma le «pareva impossibile che chiunque avesse conosciuto Iacopo non gli divenisse amico di cuore». Queste parole l’ho intese dalla bocca di Teresa. La solitudine li aveva resi necessari l’uno all’altro.