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8 i - scritti vari dal 1796 al 1798


tanti e che la struggono quanto le son piú vicini; perché dovrá essere esecrato, senza provar s’egli ha promulgato veritá o menzogna?

Che se il Quadro politico ha, come si dice nell’articolo comunicato nel Giornale di Modena, un ammasso di ciarle e di calunnie, perché non si provano queste accuse con le ragioni, ma con la satira? Certo che il cittadino Gioia ha provate le sue asserzioni, e nel suo opuscolo, e molto piú nell’apologia fatta alla diatriba di un rappresentante, che, scellerato com’è e certo d’aver perduta la fama, vorrebbe che tutti gli altri fossero e scellerati ed infami.

Né giova accusare il Quadro politico come soggetto alla legge contro gli allarmisti. Gioia non minaccia la caduta della repubblica, ma ne scopre i mali e rinfaccia i governanti, che, o deboli o interessati o ignoranti, non sanno reggere il carro della somma delle cose. Sará punito quel figlio che avvisa il padre d’una imminente malattia?

Che se il libro di Gioia sparge la diffidenza nel popolo, è libro utile, perché guai a quella repubblica in cui il popolo dorme, e crede troppo alle autoritá costituite e non le sorveglia. Le autoritá costituite stanno allora in guardia di non errare, perché la diffidenza del popolo è come la sentinella della libertá. Sanuto nelle sue Cronache venete adduce per maggiore ragione della usurpazione degl’ottimati l’aversi il popolo affidato ciecamente ai governanti. Questa fu pur la ragione della schiavitú di Roma.

Dirò finalmente che la morale di Gioia non contrastata con fatti ma con libelli, che i suoi talenti mostrati quando egli fra settantadue concorrenti ebbe il premio per la dissertazione Quale sia il governo piú conveniente all’Italia libera, che la sua fermezza nello scrivere il Monitore italiano unitamente al cittadino Breganze, meritano piú di stima all’autore del Quadro politico e tutto il disprezzo all’anonimo suo detrattore.