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130 ii - ultime lettere di iacopo ortis


le prime linee. — Eterno Iddio! quando tu miri una sera di primavera, ti compiaci forse della tua creazione? Tu mi hai versato, per consolarmi, una fonte inesausta di piacere; ed io? L’ho guardata sovente con indifferenza. — Sulla cima del monte, indorato dai pacifici raggi del sole che va mancando, io mi vedo accerchiato da una catena di colli, sui quali ondeggiano le messi e si scuotono le viti, sostenute in ricchi festoni dagli olivi e dagli olmi: le balze e i gioghi lontani van sempre crescendo, come se gli uni fossero imposti sugli altri. Di sotto a me le coste del monte sono spaccate in burroni infecondi fra i quali si vedono offuscarsi le ombre della sera, che poco a poco s’innalzano: il fondo oscuro e orribile sembra la bocca di una voragine. Nella falda del mezzogiorno l’aria è signoreggiata dal bosco che sovrasta e offusca la valle, dove pascono al fresco le pecore e pendono dall’erta le capre svagate. Cantano flebilmente gli uccelli, come se piangessero il giorno che more; muggono le giovenche; e il vento pare che si compiaccia del sussurrar delle fronde. Ma da settentrione si dividono i colli, e s’apre all’occhio un’interminabile pianura: si distinguono ne’ campi vicini i buoi che tornano a casa; lo stanco agricoltore li siegue appoggiato al suo bastone; e, mentre le madri e le mogli apparecchiano la cena all’affaticata famiglia, fumano le lontane ville ancor biancicanti e le capanne disperse per la campagna. I pastori mungono il gregge, e la vecchiarella, che stava filando su la porta dell’ovile, abbandona il lavoro e va accarezzando e fregando il torello o gli agnelletti, che belano intorno alle loro madri. La vista intanto si va dilungando, e, dopo ampia fila di alberi e di campi, termina nell’orizzonte, dove tutto si minora e si confonde: lancia il sole, partendo, pochi raggi, come se quelli fossero gli estremi addio che dá alla natura; le nuvole rosseggiano, poi vanno languendo, e pallide finalmente si oscurano: allora la pianura si perde, l’ombre si diffondono sulla faccia della terra, ed io, quasi in mezzo all’oceano, da quella parte non vedo che il cielo.

Ier sera appunto io scendeva a passo a passo dal monte per andarmene da Teresa, che m’aspettava. Il mondo era in