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116 ii - ultime lettere di iacopo ortis


Orgogliosi! non guardano la miseria che per insultarla: pretendono che tutto debba offrirsi in tributo alla ricchezza e al piacere. Ma l’infelice che serba la sua dignitá è uno spettacolo di coraggio ai buoni e di rimbrotto a’ malvagi. — Io mi andava infiammando... Fuggii senza cappello e, fremendo lungo la via, giunsi al Iago de’ cinque fonti. Grazie ai primi casi della mia vita, che mi costituirono povero! Mio Lorenzo! io non sarei forse tuo amico; io non sarei l’amico di questa donna senza pari!

Mi sta sempre d’avanti l’avvenimento di questa mattina. Qui..., dove siedo solo, perfettamente solo, mi guardo d’intorno e temo di rivedere alcuno de’ miei conoscenti. Chi l’avrebbe mai detto? Il cuore di quella fanciulla non ha palpitato al nome del suo primo amore! Ella anzi ha osato turbare le ceneri di colui che le ha per la prima volta ispirato l’universale sentimento della vita. Né un solo sospiro?... Ma che stravaganza! Affliggersi perché non si trova fra gli uomini quella virtú che forse, ahi! forse non è che vuoto nome...

Si, Teresa, io vivrò teco, ma teco soltanto. Tu sei uno di que’ pochi angeli, sparsi qua e lá su la faccia della terra per accreditar la virtú ed infondere negli animi perseguitati ed afflitti l’amore della umanitá.

Ma, s’io ti lasciassi, quale scampo si aprirebbe a quest’anima infastidita di tutto il resto del mondo? Qual angolo di terra sará illuminato da’ raggi sereni e pacifici, simili a questi in cui vivo?

LETTERA XXVIII

18 aprile.

Se tu l’avessi veduta! Mi stringeva la mano, dicendomi: — Siate piú moderato. In veritá quelle due oneste persone mi pareano compunte. E se Olivo non fosse stato infelice, avrebbe avuto anche oltre la tomba un amico?... Ahi! — prosegui dopo un lungo silenzio — per amar la virtú convien dunque vivere nel dolore? —

Lorenzo, Lorenzo! l’anima sua celeste risplendeva ne’ lineamenti del viso...