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66 orlandino


4
Né piffaro né tromba né cornetto
tacquer a la vittoria del barone;
grida ciascuno, e grande e pargoletto,
intorno a lui: — Milon, viva Milone! —
Ed ecco di luntan con molto affetto
contra gli vien l’imperator Carlone,
lo quale col gran stolo contra válli,
e l’acquistato dono e premio dalli.
5
Balzato era di sella il cavalliero,
vista la nobil schiera ch’a lui vene,
sciolvesi l’elmo e gittalo al sentiero,
e prono in terra l’alta gloria ottiene.
Cosí la santa umilitá di Piero
mertò il papato dopo le catene
e ’l ciel dopo la croce; onde mi vanto
ch’io ’l chiamo in veritade «Padre santo».
6
Passato avea giá Febo l’orizzonte,
portandone da l’altra parte il giorno;
lo siniscalco entrato era ne l'onte
e fumide coquine, ove d’intorno
sguattari, cuoghi e feminelle pronte
fanno de vari cibi il luogo adorno,
ed ove cani, gatte, crudo e cotto
sonano un campo d’arme quand’è rotto.
7
Chi cuoce latesini, e chi figáti,
chi volge in speto quaglie, oche, fasani;
qui son capponi a lardo impergotati,
qui taglian polpe e dan l’osse a li cani;
qual macina sapori delicati,
qual fa pastelli ed altri cibi strani;
ch’il foco innanti, e chi drieto lo tira;
l’odor del fumo fino al ciel s’aggira.