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selva terza 353


TALIA


Piú di voi fortunati sotto ’l sole
fra quantunque animai non muove spirto,
ch’al fin d’esta mortal incerta nebbia
migrar ci è dato sovra l’alte stelle!
Bontá di lui, che, a man destra del Padre
regnando, fassi degna nostra guida.
Nostra per cieco labirinto guida,
ove smarrí de lo ’ntelletto il sole;
nostro fermo dottor, che sé col Padre
esser c’insegna un Dio co’ l’almo Spirto,
un Dio, che stabil muove il mar, le stelle,
augelli, belve, frondi, vento e nebbia.
Ma da l'Egeo mar un’atra nebbia, [Omnis doctrina et virtus philosophorum sine capite est, quia Deum nesciunt, qui est virtutis ac doctrinae caput.]
che a tanti perder fa la dolce guida,
levata in alto fin sotto le stelle,
ai saggi erranti cela il vero sole:
ché piú credon salir di Plato il spirto,
che Paolo e Móse, che d’Isacco ’l padre;
né Archesilao né de stoici il padre
sin qui gli han tolto via del cuor la nebbia,
che penetrar non lascia ove sia ’l spirto
motor di ciò che muove, mastro e guida.
Però van ciechi e bassi, e solo al sole
molti dricciâr altari ed a le stelle.
O voi dunque, mortali, de le stelle,
de l’anime e di noi cercate il sole,
e non del dubbio Socrate la nebbia.
Meglio è morendo aver Iesú per guida
che ad Esculapio offrir d’un gallo il spirto! [Socrates moriturus gallum immolari Esculapio iussit.]
I' veggio trasformato il negro spirto
in angelo di luce, per le stelle
volando, a noi mostrarsi esser lor guida,

T. Folengo, Opere italiane 23