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selva terza 345


— Non son tigre né agnello:
chi ’l perso ben per racquistar s’accampa, [«Nemo renascitur in Christi corpore nisi prius nascatur in peccati corruptione». Aug.]
chi ’l viver suo ristampa,
intenda realmente che ’l Signore
del ciel in ciel non sdegna il peccatore!
Dunque, Padre, mi ’nvio dare suffragio
a loro, che non san chi sia pur quello
ch’altri da morte scampa, ed esso muore!

TRIPERUNO


A li alti accenti d’un tal sòno eroico,
del quale ne tremai com’uom frenetico,
vennemi voce altronde: — A che esser stoico,
miser, ti giova né peripatetico?
che ti val fra l’un mar e l’altro euboico
pigliar oracli e ber fiume poetico?
a che spiar la veritá da gli uomini, [«Sapientia carnis inimica est Deo». Paul. ]
che di menzogna furon mastri e domini? —

Io, che sculpito in cuor le note aveami
d’un sí bel viso, d’un parlar sí altiloquo,
a poco a poco gli occhi aprir vedeami
al sòno di colui tanto veriloquo.
Pur tal era l’error ch’anco teneami,
che a pena svelto fui; perché ’l dottiloquo
gioven mi sciolse, onde ciò che anti nubilo
mi parve intendo, ed intendendo giubilo.

Giubilo perché intendo (intenda e Plinio,
ch’or vive morto!) viver sempre l’anima;
non sí però, ch’i’ stia sotto ’l dominio
di chi ’l tegume d’uman spirto inanima.
Stetti gran tempo in tale sterquilinio,
nel qual concedo ben che l’alma exanima
la troppo vaga ed addolcita letera, [Litera enim occidit animam.]
e molti uccide il canto d’esta cetera.