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selva prima 203


Ma sta’ sicura che senz’onda il mare,
senza splendor il sole, senza belve
e nanti senza augelli fian le selve,
ch’un picciol nevo mai lei poscia equare.
E ciò saper non m’è durezza alcuna,
quando ch’io d’ambe voi son l’aiutrice,
ed anco Pirra, donna ferma, altrice [«Per varios usus artem experientia fecit» Manil.]
di tutte prove, vien meco in quest’una
sentenza: che Natura, in un momento
formando un picciol vermo, eccede tanto
l’arte operante al sforzo estremo, quanto
ogni vil cosa l’ampio fermamento.
Di che qui darti intendo un sano avviso:
se alcuna è in te virtú, la riconoschi
sol d’Almafisa, che se i monti e boschi
ci nega, l’opre nostre son un riso.

TECNILLA.

Non far, Anchinia, piú di ciò parole;
so ben ch’Industria in losingar Natura
fu sempre vaga, onde non ha misura [«Qui iudicat voluntati suae obtemperare non oportet». Amb.]
lo giudice che tien la parte sola.

ANCHINIA.

Se d’adular son vaga nostra madre,
tu adulterarla piú; ché ’n l’altrui vista
fai natural quel ch’opra è di sofista, [Ars sophistica apparens sapientia est, et non existens.]
né men le mani hai de le voglie ladre.

TECNILLA.

M’allegro ben che te stessa condanni!
O scema d’intelletto, non t’accorgi
quanto di scorno, me biasmando, porgi
a te medema e ’l tuo veder appanni?