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98 orlandino


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Montavi sopra ed ha pur seco il panno,
del quale un capo tiene, l’altro giuso
a Berta manda, cui pareva un anno
ogni momento uscir di loco chiuso;
ma svelsela Milon di quell’affanno,
ché su la trasse e poi con essa giuso
calò del muro fora in su la sabbia;
di bosco uccelli giá, non piú di gabbia.
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Tutta la notte vanno senza posa,
dal timor spinti e da speranza tratti,
pur dov’è qualche poggio o via petrosa,
per cui Berta convien che giú s’appiatti;
Milon, incontra, giá non si riposa,
ma in collo se la reca, e su per ratti
monti lei porta come fido amante,
se azzaio fusse dal capo a le piante.
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Scoprendosi poi l’alba for d’un monte
trova un villano addosso a una cavalla,
lo qual s’affretta d’arrivar a un ponte,
e d’un serrato trotto al fiume calla.
Milon chiamagli drieto, e ch’ei dismonte
prega e riprega; ma ’l villan non falla
dal suo costume rozzo e discortese:
niente l’ascolta, e la via corta prese.
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Prese la via piú corta verso il fiume,
che a guazzo quello trapassar vorrebbe:
allor Milon, s’avesse a piedi piume,
avventasigli drieto e giunto l’ebbe,
ove cosí correndo anco ressume
la cura d’insegnarli come debbe
caritativamente e con ragione
di quella donna aver compassione.