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capitolo quinto 95


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Vede spuntar di fora un certo trave;
levasi in alto, e quel saltando giunge,
e benché d’arme sia carcato e grave,
pur forza con amor lá suso il punge.
Salito è molto spazio, e giá non pave
ficcar gli piedi e de le mani l’unge
per buchi e per físsure di quel muro,
tanto che giunse ad un balcon sicuro.
41
Trova qui drento un logo bisognoso
a l’uomo, quando ’l ventre scarca e leva;
quindi partito, da la notte ascoso,
va queto queto, e mentre un piè solleva,
l’altro tien sí che men sia strepitoso,
in fin che giunse ove Berta piangeva,
la qual in ciambra giá non può dormire,
ma, s’el piacesse a Dio, vorria morire.
42
Milon accenna a l’uscio leggiermente:
Berta sentendo trema di sospetto,
chiama Frosina, ma colei non sente;
onde Milon, per esser drento accetto,
disse qual era, e Berta immantenente,
senza pensarvi, salta for di letto,
corre a la porta aprendola di botto
e qui comincia un lagrimar dirotto.
43
Ma poscia che Milon ad invitarla
si mise per condurla seco in bando,
ella, cadendo in terra, piú non parla,
ché perse ogni vigor a tal dimando.
Vòl pur il cavalliero confortarla,
che far non voglia contra ’l suo comando;
ma nulla fa, ché in viso impallidita
lei vede for di mente esser uscita.