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III

BRANI DEL «BALDO»

non accolti nella Cipadense e nella Vigaso Cocaio

A dare le varianti della Toscolana ho rinunciato, perché il gran numero delle antiche riproduzioni e la diffusione dalla recente ristampa del Portioli rendono agevole il raffronto a chi avesse vaghezza di farlo.

La superioritá artistica delle due ultime redazioni è incontestabile: le eccezioni non infirmano la regola.

Si contano sulle dita i passi piú felici della Toscolana, che il Folengo ebbe il torto di ommettere. P. e. nel narrare le astuzie di Cingar travestito da frate, tralasciò l’arguto tratto desunto da Erasmo: che il furbo mariolo, piegatosi dopo simulate riluttanze ad accettare i denari regalatigli da’ mantovani, li prese co’ guanti «dicens non tangere posse». Tra le prodezze di prete Iacopino, non ricordò l’aneddoto che costui,

    dum sacrosancta levabat
    corpora, supra figum vidit montasse vilanum.
    unde reclamabat: — Sursus diabolus ivit; —
    parens quod Christum sic diceret esse diablum.

Per la storia locale di Mantova, per la storia del costume in genere e per la biografia del poeta, sono molti invece i passi della Toscolana meritevoli di esser segnalati. Citerò, o riferirò per intero, i piú notevoli, dando in nota le postille d’indole non glottologica.

Lib. III, l’elogio d’Isabella d’Este, l’enumerazione delle famiglie mantovane illustri (portioli, i, 117-18).

Lib. VII, la digressione sugli ordini religiosi del tempo. La Cipadense interrompe la digressione al verso: «pro quibus ad nostras datur indulgentia culpas». La Toscolana continua con un bellissimo squarcio (odorante di luteranesimo) sulla vendita delle indulgenze, sui miracoli, ecc.:

     Qua propter crevit devotio tanta virorum
     quod non capsiculas nummis implere sed arcas
     possent, basilicam nec non fabricare gigantis