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Il vostro comun Padre di lá suso
ben ha qua giú notato chi v’offese.
A lui sta la vendetta, a lui sta ’I chiuso
furore aprir, c’ha l’arme in man giá prese:
scemata è la conocchia e colmo il fuso:
troppo a tagliare il filo Cloto attese;
anzi non tagliarallo, quando ch’esso
Erode fia la parca di se stesso.
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Pensossi forse il pazzo esser da tanto
ch’a l’alta novitá potesse opporsi;
ma degnamente un stomacoso manto
di tristi vermi se gli mise a’ dorsi.
Or vada l’infelice e diasi vanto
de le stelle aver vólto adietro i corsi !
Mugge qual toro e contra sé adirato
l’armata man si volge nel costato.
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Ricorre al ferro ne l’estremo vuopo,
però ch’impiastro alcun, ch’alcun violeppe
di medico africano od etiòpo
non mai l’ interno ardor spegner gli seppe.
L’angel allora prestamente, dopo
l’estinto rege, dissonnò Ioseppe,
il qual giaceva in quello istesso luoco
dove giá vide Mòse il rubo in fuoco.
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Vide ’l rubo che, in fuoco e viva fiamma
mentr’arse, e de la bella sua verdura
e del natio suo bel cespuglio dramma
non perdé mai, mostrò l’alta figura
di donna tal, che di sua vergin mamma
ivi nutri Chi nutre la natura,
chi (vero Mòse!) noi d’Egitto trasse
di latte e mèle a le contrade grasse.