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come se l’agno in sacrifici offerto
da Mòse al Conditor di tutt’i regni
(parlo del puro agnel, che ’n sé coverto
mistier tenea d’effetti cosi degni)
fosse d’opra soverchia indicio aperto,
ma ’l gallo no del padre degli ingegni,
gallo che, giunto a morte, l’ammalato
Socrate commandò fosse immolato.
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Essendo nondimeno sempre stata
perversa a Dio la schiatta de’ giudei,
fu per divin giudiccio soggiugata
da quei d’Egitto, persi e filistei.
Alfin Pompeio, sen/.a colpo di spata,
fra cento e piú onorati suoi trofei
la trasse catenata in Campidoglio:
si sempre spiacque a Dio de’ suoi l’orgoglio!
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Cadder poi sempre mai di male in peggio,
favola fatti e scherno a tutto ’l mondo.
Marcantonio romano fu chi ’l seggio
regale ornò fra lor d’un porco immondo,
che star potea (se i fatti suoi ben veggio)
a par d’ogni tiranno ch’iracondo
si goda i diti aver sempre mal netti
di sangqe, onore e robba de’ suggetti.
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Questi fu Erode, primo in quel contorno
u’ Cristo nascer volle: stran tiranno!
Né artiglio mai né dente mai né corno
(se ’l grifo, se ’l cingial, se ’l toro vanno
contra lor aversari), fu si adorno
d’ira, di rabbia, di furor, d’inganno
come quello spietato e pien d’orgoglio,
se d’orso fosse nato, se di scoglio.