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Vedi la forte lancia, cui non dura
né scudo di demonio né corazza;
vedi la scala, u* salirá le mura
di Babilonia e prenderá la piazza;
vedi che chiodi ancor di tempra dura:
sprone fia l’uno, i duoi fian stocco e mazza!
Vedi la spongia donde la bellezza
ricevon l’armi appresso a la finezza!
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Vedi quella fermissima colonna
che del suo padaglion sostiene il carco;
vedi la ricca ed inconsutil gonna
che il copre armato e mai non ne va scarco;
ma vedi sovra tutto che per donna
si è qua ridotto di vittoria al varco
come per donna venne il primo padre
lá dove de’ morta’ perdeo le squadre.
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Vedi l’angel crestato, ch’a l’ insidie
de l’aversario si l’avisa e desta;
vedi la fiamma ancor, che le perfidie
(s’alcune son fra’ suoi) gli manifesta;
vedi che ’l fele amaro de l’ invidie
mille cagion di tolerar gli presta;
vedi che gli è tessuta la corona
ch’ai servator del citadin si dona.
123
Tu se’ citadin nostro perché t’abbia
fatto de’ suoi la parte de’ rubelli;
sol di regnar l’ambiziosa rabbia
lor spinse eternalmente ad esser felli :
t’han persuaso alfin che non di gabbia,
ma che di bosco sia fra gli altri augelli,
come se ’l non sapere il bene e ’l male
fosse chi ’l volo t’occupasse a l’ale.