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Sola costei fra tante nacque e tante
del Sommo Bene ad esser domiciglio.
Non ch’essa (pregio, d’umiltá piú avante!)
qual fosse sopra sé divin consiglio
punto sapesse, avendo pur costante
proponimento di campare il giglio
di pudicizia intiero (e sempre in Dio
tenea con prieghi caldi un tal desio).
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Ma l’inscrutabil mente, ch’una sola
impresa molte volte a piú piú effetti
sa dispensar, né come il tempo vola,
ma stassi ferma in gli alti suoi concetti,
volse che tanta ed unica figliuola
fosse congiunta ad uno de’ piú stretti
cognati suoi nel maritai soggiorno,
affin che l’angel rio n’avesse scorno.
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Ioseppe, ch’era sposo e non ancora
le avea slegato il cingol virginale
(né mai slegollo), al borgo suo dimora,
succinto a l’apparecchio maritale:
Maria, ch’ascolta il tutto, si scolora
e pensa come possa maggior male
cader in lei che ritrovarsi indegna,
cui sua virginitá Dio le mantegna.
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— Cor mio — dicea — ben hai ragion s’un’fiume
mandi di pianto amar’ per gli occhi fuore:
presto verrá chi svella, chi consume,
chi sfrondi e strugga il nostro si bel fiore !
Se questo avien di legge per costume,
conviensi ubedir lei con quel timore,
con quel servile onor, che a men benigna
patrona si conviene, anzi matrigna.