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Cosi dal Fonte di bontá predetto
fu di giusticcia il dato allor flagello,
quando, puoch’anni adietro, il non piú eletto
popol di Dio, superbo, ingrato e fello,
da fame, pestilenzia ed arme astretto
fu si, ch’ai suo figliuol come ad agnello
tal madre il petto apri, né pianse, mentre
smembrollo, cosse e réselsi nel ventre.
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Stassi da la cita distante non di
gran lunga un poggio che Calvario ha nome,
luogo d’infamia ed ove i servi immondi
de le carogne tran le brutte some:
tutto biancheggia d’arsi, secchi e biondi
carcami, teschi, gambe e bracci, come
ora si veggon gli ossi umani sparti
de l’infelice Italia in molte parti.
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Ivi arrivando il Redentor, giá lasso,
giá debil si per lo soverchio peso,
che sul montare ornai non regge il passo,
né sente l’altrui man se non offeso,
l’accorto allor centurion, che basso
andar lo mira e quasi a terra steso,
fu tócco da pietá, fu mosso a sdegno
fra sé di quel si grosso e sconcio legno.
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Volge lo sguardo altier, da ver romano,
e vede un uom gagliardo nel sembiante,
che, Simon detto cirenense e strano,
dal suo poder tornava; e ’n quello istante
a sé si ’l chiama, e come capitano
da capo il fa tremar fin a le piante,
perché gli torse gli occhi e minacciollo,
e l’alma croce a lui fe’ porre in collo.