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Ma voi, consorti miei, non vi curate
fir detti bianchi, ancor non siate negri:
come figliuoli a Dio l’un l’altro amate,
né sia fra voi ch’esser maggior s’allegri:
in terra un Mastro, in ciel un Padre abbiate,
ma riputate voi vii servi e pegri :
qualunque altier si leva fie bassato,
e chi va chino e basso fie levato !
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Guai dunque, o scribi, a voi, e farisei,
fallaci e mentitori di giusticcia,
che di tante mort’alme siete rei,
perché ’l ciel chiude a lor vostr ’ avariccia !
Guai, dico, a voi che miseri trofei
fatt’ha di quelle il re de la maliccia:
vostr ’è la colpa e vostro ancor fia ’1 danno
ch’avete a ripurgar ciò ch’esse fanno!
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Guai a voi, scribi e farisei malnati,
che pecore di fuor, di dentro lupi,
la carne, Possa, il sangue devorati
di vedovette e d’orfanelli pupi:
cuor aspri che voi siete ed impetrati,
come se fosti nati o ’n selve o ’n rupi!
Che vaivi poi quel vostro orar prolisso,
ch’accrescavi la pena de l’abisso?
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Guai a voi, scribi e farisei deliri,
che, per far vostro un alieno e strano,
cercate tutto ’l mondo a larghi giri,
ch’ei sia peggior ebreo, s’è mal pagano!
Guai, dunque, a voi che di doppi martiri
Genna gli accresce l’empia vostra mano,
ch’ove denno imparar da’ sacerdoti
esser a Dio, son al demòn devoti!