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Cosi dicea Battista, e pur non vale
spetrare i cuor piú de l’azaio duri;
ché ad essi par ribaldo l’uomo, il quale
del viver lor (qual che si sia) procuri,
anzi non esser dicon peggior male
che se profani e secolari impuri
osano e’ sacerdoti giudicare,
dicendo non puoter la Chiesa errare.
25
Di che gonfiati, gli addomandon anco:
— Or, se né Cristo né esso Elia se’ tu,
se spirto di profeta tieni manco,
perché batteggi dunque? giá non dé’ tu
ciò far senza voler del savio banco
o del collegio, perché non di que’ tu
fosti né sei né d’esser unqua spera,
c’hai lingua piú mordace che severa! —
26
A questo con modestia gli risponde:
— I’ non per mio, ma per lo Dio volere
fo bagno non inutil di quest’onde:
non che le conscienze brutte e nere
vengan per loro al tutto .bianche e monde;
però che a questo far sol è ’n puotere
di Tal, cui sono indegno, ed anco voi,
li nodi sciòr de’ calziamenti suoi.
27
Questi vive fra voi né fino ad ora
qual è né donde vien notizia avete:
verrammi appresso, né fia gran dimora
ch’aperto e manifesto il vederete.
Innanzi a me fu fatto; e chi l’onora
fa, in parte, quel che far non voi vorete,
che fosti sempre, come ognor si dice,
popol rubello e duro di cervice. —