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altri singulare, che fino a qui non ebbi uomo accomodato al quale si rimettesseno coteste mie vigilie ad essere o da limato suo giudicio castigate oppure, si come poco gradevoli e molto rincrescevoli, in tutto riprovate. So molti saputi uomini andare con piedi e mani in quella tal sentenzia: che scrivere il volgare idioma direttamente non si puossa in fuori che toscano; ed io, che in ciò assai meno intelligente de gli altri sono, volontieri da loro intendarei da qual autore e in qual scola il cosi favellare s’impara e se per avventura ho egli da farmi, per piú agevolezza di lingua e canna, scorciare i denti come per lo ebraico leggesi di san Gerolamo aver fatto. Ma nel vero, se la diversitá de le intricatissime openioni al senso pienamente mi raccoglio, una idra di mille, non che sette, capi parmi sentire che seco discordanti vannosi mordendo, e chi me ne dice una e chi me ne dice un’altra. Sia dunque la cosa come si voglia, vadano piú tosto queste mie rime con biasmo d’ impolita lingua per bocca d’aflfettatissimi professori de la toscana che con lascivo suggetto nel core de’ semplicissimi portatori de la croce; appagandomi di piú aggradire la sinceritá d’un devotissimo Bernardo che ’l cosi lungo sospirare del facondissimo Petrarca. Tengasi essi l’uno de li duoi Giovanni col suo Decamerone , ché l’altro teneremo noi col suo Vangelo. Sará chi dica il mio giudicio essere stato povero di consiglio, avendosi egli posto a trattare un si profundissimo suggetto non pure in idioma volgare posponendosi lo latino, ma con ottava rima lasciandosi la terza piú a quello pertinente. Rispondo ch’altro suono eroico uscito è giá di quella santa ed onorata scola de’ canonici regolari di Laterano, perché mi dovessi cosi licenziosamente porre a simile impresa e forse reportarne via piú di scorno che di loda. Ma considerando al tempo d’oggi gli umani ingegni, eziandio dottissimi, non senza gravitá di stilo essersi ne li volgari componimenti cosi d’ottava come di ogni altra rima esercitati, per avviso di chi sa piú di me, ho voluto con ottave stanze passarmi il tempo in contemplare su per queste ripe la somma benignitá di Dio verso di noi: