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11 quintodecim’anno de l’imperio
del successor d’Ottavio era fugito:
parlo del d’ogni fezza pien Tiberio,
ch’ai suo sfrenato e lubrico appetito
diede per norma il vino e l’adulterio,
in vagito vi si, che, fastidito,
non piú sentia piacer qual che si fusse
di quanti esso novelli al mondo indusse.
5
Starne, lepri, faggiani, tordi ed apri
con grechi, còrsi, albani e malvagie
fór gli atti suoi ne l’insula di Capri,
furon gli stupri, incesti e sodomie.
Ingrato sol, e perché ’l giorno ci apri
ed occhi hai da veder quanto si crie
d’offese al tuo gran fabro ed a natura
in quei c’han de l’ umane genti cura?
6
Ma voi, alme devote, a cui l’intento
sta sol de’ libri dentro al paradiso,
so che di nostra fede un argomento
v’avete in core fra’ maggior diviso:
che, essendo infino al termin d’ogni vento
piú che mai grande il roman fasto assiso,
ecco ne venne a terra e d’uno infante
lui tenne povertá sotto le piante.
7
Chi romperá l’adamantina siepe
ove quest’orto incircoscritto cape?
Ecco Chi nudo in su le paglie repe;
la gloria, quanto il mondo n’ha, si rape:
ma di cotal misterio il gran del pepe,
se intiero sta, mai non odora o sape,
che pur si vede aperto in ogni lato:
sol per Iesú cangiata è legge e stato.