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Come in un orto vidi errar talotta
le capre, o se son bestie piú importune,
se ’l pastor viene, tutte in una frotta
scampano, ma pasciute e non digiune;
trova ogni pianta o tronca o svelta o rotta,
né ramo vi è da’ morsi lor immune,
cacciale quanto puote a gridi, a sassi
fin che le vegga giú nei fossi bassi:
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in tal sembianza gl’infernali bruti,
pascendo di nostr’alme nel giardino,
venutovi Iesú, lasciaron muti
quei dèi, qual d’alabastro qual d’òr fino:
sparse trovovvi e guaste le virtuti
e starse le buon ’opre a capo chino:
fuggirò al basso i maladetti cani,
lasciando i lor metalli e sassi vani.
HO
Ioseppe, dopo lunga e alpestra via,
pervenne a la sua patria in Israelle;
ma tosto il dolce incarco altrove invia
per tal che portò a lui triste novelle,
ch’ivi Archelao teneva signoria,
non men del padre astuto e versipelle.
Però quel buon nutriccio fu costretto
di Bettelem girarsi a Nazaretto.
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Ivi appiattò la dolce famigliola
e quanto può con loro stassi occulto.
Fra tanto, alcun mi chiede se a la scola
andò Iesú giá ne’ cinqu’anni adulto.
Rispondo eli’ un tal fatto in mente sola
di quei, ch’erano allor, riman sepulto:
ben crederò che ’l Dio quando co ’I padre,
che Tuoni quando parlava con la madre.