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fingal 83

Tu primo in guerra, e tu nei dì di pace
In consiglio il maggior: tu parli, e mille
S'affrettano a ubbidir: ti mostri, e innanzi
25Ti cadono gli eroi. Popol felice!
Popolo di Fingal, d'invidia degno!
     Chi è, chi è, figlio di Semo, osserva,
Chi è costui sì tenebroso in vista
Che tornando ne vien? Questo è l'altero
30Figlio di Starno. Oh! con Fingàl s'affronta:
Stiamo a veder. Par d'oceàn tempesta
Mossa da due cozzanti aerei spirti,
Che van dell'onde a disputar l'impero:
Trema dal colle il cacciator, che scorge
35Ergersi il fiotto, e torreggiargli a fronte.
     Sì Conallo parlò, quando a scontrarsi
In mezzo al loro popolo cadente
Corsero i due campion 2. Questa è battaglia,
Questo è fragor: qui ciascun urto è turbo,
40Ciascun colpo è tempesta: orrore e morte
Spirano i sguardi. Ecco spezzati scudi,
Smagliati usberghi, e sminuzzati elmetti
Balzan fischiando: ambi i guerrieri a terra
Gettano l'armi, e con raccolta possa
45Vannosi ad afferrar. Serransi intorno
Le noderose nerborute braccia.
Si stirano, si scrollano, s'intrecciano
Sotto e sopra in più gruppi alternamente
Le muscolose membra: ai forti crolli 3,
50All'alta impronta dei tallon robusti
Scoppian le pietre, e dalle nicchie alpestri
Sferransi i duri massi, e van sossopra
Rovesciati cespugli. Alfin la possa
A Svaran manca, egli è di nodi avvinto.
     55Così sul Cona già vid'io (ma Cona
Non veggo più), così vid'io due sconci
Petrosi scogli trabalzati e svelti
Dall'orrid'urto di scoppiante piena;
Volvonsi quei da un lato all'altro, e vanno
60Ad intralciarsi le lor quercie antiche
Colle ramose cime; indi cozzando
Piombano assieme, e si strascinan dietro
Sterpi e cespi ammontati, e pietre e piante
Svolvonsi i rivi, e da lontan si scorge
65Il vuoto abisso della gran rovina.
    — Figli, gridò Fingàl, tosto accorrete,
Statevi a guardia di Svaràn, che in forza
Ben pareggia i suoi flutti: è la sua destra
Mastra di pugna; egli è verace germe
70Di schiatta antica. O tra' miei duci il primo,